La musica è ricerca del bello e
non solo un mezzo per vendere dischi (ci vuole anche quello, per carità…). E la
fotografia è uno dei medium per mantenere viva la memoria e trasmettere alle
generazioni il senso di un periodo storico. Così come, per chi ha vissuto il
momento in cui alcuni scatti sono stati eseguiti, questi rappresentano un salto
nel passato che genera memoria ma anche la consapevolezza di come si è
cambiati: dentro se stessi e di come è cambiata la società in cui viviamo.
Questo sguardo su se stessi e sulla società in cui viviamo, sul tempo che
scorre, sui cambiamenti che hanno accompagnato un periodo storico, sociale,
culturale, di costume, dagli anni ’50 in avanti (gli anni di un innegabile
benessere, almeno nell’occidente, prima delle crisi economiche hanno costellato
gli anni 2000) si è manifestato ieri, ad Alba,
alla Wall of Sound Gallery (un
angolo culturale molto importante in questa cittadina nota in tutto il mondo
per i suoi paesaggio, il buon cibo e l’eccellente vino), dove è stata inaugurata
la mostra fotografica con alcune immagini di Bruce Springsteen scattate da Frank
Stefanko (per i non cultori di Springsteen è il fotografo che ha
immortalato il Boss sulle copertine
di “Darkness on the edge of town” e
“The river” e sulla copertina di “Born to run”, l’autobiografia del
folletto del New Jersey).
Una mostra
fotografica che è il prologo alla presentazione del libro di immagini scattate
da Frank Stefanko nel corso di un periodo fondamentale della vita del Boss fino
ad arrivare ai giorni nostri. Un libro che, per cura e meravigliosa attenzione
ai particolari (la dimensione è strepitosa e la cura della carta e
dell’impaginazione è da sindrome di Stendhal…) potremmo definire “il libro” su
Springsteen…il tutto immerso nel sogno che un altrettanto grande fotografo, Guido Harari (che gestisce ed anima la
galleria insieme a Cristina Pelissero
(andare sul sito http://www.wallofsoundgallery.com/ per
rendersi conto di cosa esattamente viene proposto…) che anni fa iniziò a
pensare “l’impensabile” e cioè pubblicare, direttamente, libri a tema musicale
che avessero come riferimento le modalità di proposta della casa editrice
inglese Genesis Publications.
Impresa titanica e quasi al limite dell’impossibile salvo per chi si limita ad
“osservare” Guido Harari “solo” per l’aspetto professionale. Ma chi lo conosce
bene sa che quando un’idea inizia a fare capolino dentro di sé, la sua capacità
di essere inflessibile nel portare avanti un progetto è inarrestabile e così,
dopo “avere fatto le prove con altre pubblicazioni” (vedere il sito, please,
per capire il concetto…) ha incontrato in Frank Stefanko la sua anima gemella
in classe, arte, passione, amore per il Boss, determinazione, qualità
professionale, cortesia e questa chimica unica e particolare ha portato
entrambi a stringersi idealmente la mano ed a cominciare a produrre prima
l’idea e poi, incluso un viaggio nei luoghi “del mito”, questo strepitoso “Further up the road” che, giusto per
capirci, ha ricevuto una sorta di imprimatur dall’artista “soggetto”
interessato alla storia…1978 copie solamente, suddivise in una doppia versione:
da 1 a 350 in versione De Luxe (e c’è un perché…cercare il sito per capire…) e
da 351 a 1978 in versione Collector…Entrambe, comunque, avendo avuto il
privilegio di sfogliarle, da svenire per la bellezza…Perché solo 1978 copie,
dirà giustamente qualcuno…?
Innanzitutto perché il libro è nato a tiratura
limitata e poi perché Frank ha voluto segnare un paletto della sua storia professionale
(e di amicizia) con Springsteen che nasce proprio in quell’anno grazie al
suggerimento di Patti Smith, sua
compagna al College, che indirizzò Bruce verso Frank “che faceva foto che ritraevano ciò che stava dentro l’artista”,
così come giustamente scrive proprio Springsteen nelle pagine iniziali di
questo viaggio. Un viaggio che ieri sera, presso un luogo chiamato “Coro
della Maddalena”, in Alba, è cominciato con la visione di un bel video
con il quale l’autore degli scatti e l’editore del libro sono andati nei luoghi
in cui tutto è iniziato, è proseguito con alcuni racconti di Frank ed è
terminato con le sue risposte a domande provenienti dal folto pubblico presente
del quale faceva parte anche il bravo Paolo
Bonfanti che, chiamato a contribuire alla serata lo ha fatto da par suo
sciorinando, con la sua chitarra acustica, versioni di brani di Bruce ed anche
di sua composizione. Come sempre quando si esibisce l’artista ligure gli
applausi arrivano a mani piene…
Un libro quindi da acquistare…?
Certamente si per la sua cura, per la sua bellezza, per la sua autenticità
(Frank e Guido sono fans del Boss), per la sua storia, per la sua voglia di
produrre e fare circolare prodotti non dozzinali, buoni per qualche sfogliata e
poi dimenticati su uno scaffale. Questo libro resterà negli annali come “il
libro” che racconta Bruce nel profondo, con poche parole e con immagini
(osservare anche quelle recenti per comprende di che cosa sia capace Frank
Stefanko, una sorta di analista dell’obbiettivo…).
Questo libro ha la capacità
di raccontare tante cose ed in particolare, negli sguardi di Bruce, nelle
immagini cameratesche con la E-Street Band, è possibile cogliere l’essenza di
giorni passati, la meraviglia dell’esserci ancora e, magari, anche con gli stessi
indomiti desideri. Questo libro è una narrazione profonda e vera di quello che
avremmo voluto essere oppure di come avremmo desiderato rimanere. Questo libro
è la lettura dell’interiorità di un uomo, di un artista, di un musicista che,
con la sua autobiografia si è mostrato, generosamente, fragile ed “umano” come
è giusto, ma non scontato che sia. Questo libro dà anche il senso e del tempo
che scorre e ci misura in merito a come e quanto siamo cambiati anche noi che
tanti dei giorni narrati nel volume li abbiamo vissuti partendo non solo dal
fatidico 1978, data quasi spartiacque nella vita di Frank Stefanko che, giusto
per la cronaca, ha continuato a fare il suo lavoro in quel del New Jersey non
montandosi la testa e rimanendo uno dei figli della classe operaia americana
che, pio, è anche l’origine cultura e sociale di Springsteen e di Patti Smith,
giganti della musica, dell’arte, della cultura dei nostri anni. Lo sguardo alle
immagini del libro non possono essere solo una scorsa, seppure attenta, al medium
lì illustrato ma, bensì, devono diventare e rappresentare, un’immersione
sincera e profonda nel ricordo di giorni “pieni di gloria” che abbiamo vissuto
(oppure che ci sarebbe piaciuto vivere…) ma, soprattutto, alla ricerca di noi
stessi e della nostra interiorità perché, come ha scritto proprio Bruce nel
libro “Frank ha sempre fotografato la
mia vita interiore”. Ed andando alla ricerca della vita interiore del Boss
incontreremo certamente anche la nostra. Grazie Frank, Grazie Guido e “Further
up on the road” "Further up on the road"
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