“Ma quanto bello spazio Madama Dorè…” verrebbe quasi da
canticchiare la famosa canzoncina per bambini immaginando al grande spazio che
è presente nella nostra zona nell’area di San Siro/Ospedale San Carlo/Piazza
d’Armi. Un grande spazio che necessità, ad avviso di chi scrive, di un progetto
complessivo che non sia un puzzle di funzioni ma organico allo sviluppo
dell’area nella sua interezza ed integrità al fine di rappresentare una risorsa
per la città ed i residente delle aree interessati anziché il
combinato-disposto di più interessi che se, pur ovviamente leciti e discendenti
da diritti (proprietari, edificatori e quant’altro), possano costruire e
restituire alla città un modello di insediamento magari non ottimale per il
futuro. Innanzitutto è opportuno ricordare che su Piazza d’Armi il PGT (anche
grazie ad un emendamento presentato da chi scrive) non consente di costruire
oltre il 50% della superficie (questo non si significa che si debba farlo…si
può insediare anche meno della volumetria che sarebbe consentita) o, se
vogliamo vederla dall’altro lato, l’area deve mantenere almeno il 50% di verde
(se anche di più non si offende nessuno…
Come noto l’area di Piazza d’Armi è di
proprietà dello Stato che ha delegato la società Invimit a svilupparne la
vendita e la relativa trasformazione. Varie commissioni istituzionali, in
Consiglio di zona/Municipio ed in Consiglio Comunale si sono svolte sul tema al
fine di comprendere l’assetto dell’area, gli interessi, gli sviluppi, la
tipologia di insediamenti possibili. Il tutto anche considerando che Milano, in
questo momento, vede una grande possibile proliferazione di interventi di
possibile residenziale che potrebbero essere sviluppati con una certa dose di
rischio visto che, nonostante le buone notizie circa il superamento della
crisi, le persone, le famiglie vivono ancora situazioni di difficoltà che
rendono prudenti gli investimenti e dato che la città ha un potenziale
edificatorio altissimo per quanto concerne la parte residenziale (vedi aree ex
Expo oppure, ancor di più, quelle presenti negli scali ferroviari dismessi), è
chiaro che la prudenza è d’obbligo. In questo momento la situazione è molto
fluida con vari soggetti che hanno visionato l’area in questione, non ultima la
dirigenza dell’Inter che potrebbe investire una cifra importante (si parla di
circa 100 milioni di euro per collocare nell’area di piazza d’Armi una sorta di
Pinetina 2 (oppure di trasferire la Pinetina a Milano ma ciò non è ancora
chiaro). Se questa ipotesi diventasse realtà e l’Inter acquistasse l’area nella
sua completezza si potrebbe avere una situazione molto interessante dal punto
di vista ambientale con la presenza di verde a parco e di un centro sportivo
che immaginiamo potrà essere di prim’ordine e con una risonanza a livello
mondiale che renderebbe la zona ancor più marcatamente un’area a vocazione,
vista la vicinanza con lo stadio Meazza.
Ma queste sono ipotesi, anche se
oggettivamente affascinanti. Ovviamente l’investimento è importante e, da
quanto si è capito dalla lettura dei giornali, l’Inter potrebbe essere in attesa
di conoscere l’esito del Congresso del Partito Comunista Cinese per avere il
via libero ad un esborso così importante. Allo stato attuale possiamo dire che:
1.
sono
in corso opere di caratterizzazione del terreno per verificare la necessità di
bonifiche (dei cui esiti ho chiesto di avere notizie);
2.
permane
il progetto del gruppo delle Giardiniere che da anni ha proposto un intervento
di riqualificazione di una porzione dell’area;
3.
vi
è la necessità di operare affinchè la benemerita “Unione Sportiva Visconti” mantenga
la sua presenza in loco e continui la sua attività sportiva in favore dei
giovani iniziata nel 1947;
4.
si
dovrà valutare come intervenire per l’utilizzo dell’area urbanizzata dei vecchi
magazzini militari dove, in qualche ambito, si erano insediate occupazioni
abusive (le persone sono state allontanate ma nulla autorizza a pensare che non
ritornino…). Per questa area chi scrive aveva anche pensato ad una sorta di
progetto pilota chiamato “La città della pace” ma, a quanto sembra, non pare
interessi ad alcuno. Probabilmente perchè non ha opportunità di remunerazione.
Ma, chissà…
Questa, possiamo dire, è una fotografia minima della
situazione che riguarda piazza d’Armi la cui riqualificazione non è più una
ipotesi di scuola ma sta diventano un argomento di sempre più stringente
attualità su cui, nei prossimi mesi, sarà importante porre la massima
attenzione lavorando con la proprietà affinchè, pur nella differente
distinzione dei ruoli, non vengano fatte scelte che possano diventare, nel
tempo, “pesanti” per la cittadinanza come avvenne, qualche anno fa, con
l’ipotesi della costruzione di un ipotetico stadio del Milan. Soluzione,
questa, inadeguata in maniera assoluta per quell’area. Stessa opinione,
ovviamente, se si fosse trattato di uno stadio targato Inter. Altra cosa,
invece, un centro sportivo. Saremmo, come sempre, attenti a ciò che verrà a
svilupparsi.
Vicino all’area di piazza d’Armi abbiamo una situazione
urbanistica che richiede un intervento di riqualificazione. Si tratta della dell’area
dell’ex trotto di San Siro. Questa struttura, unitamente alle scuderie di via
dei Rospigliosi, da anni è in disuso (recentemente ha anche subito delle
devastazioni al suo interno) è in una situazione di “intermezzo” alla ricerca
di una sua definizione funzionale. A seguito di una trasformazione delle
funzioni compatibili sull’area (edificato anche al di fuori dell’ambito
sportivo, giusto per semplificare) la proprietà SNAI (la società concessionaria
di Stato che opera nel campo delle scommesse, non dei giochi o video lotterie,
giusto per precisare) ha la possibilità di vendere o utilizzare i diritti
edificatori presenti al fine di valorizzare economicamente quanto di sua
spettanza. Ovviamente, di questi tempi, vale il discorso fatto in precedenza e,
pertanto, di fronte a possibili difficoltà nel mettere direttamente in campo
un’operazione urbanistico-residenziale che potrebbe non ottenere il risultato
sperato, la proprietà potrebbe vendere le aree ad altri operatori, magari anche
esteri, per la loro valorizzazione. Ovviamente, questa è un’ipotesi che dovrà
essere poi suffragata dai fatti.
Nel contempo l’area, che è posta al fianco
dello stadio (nelle cui vicinanze, negli spazi occupati dalle ex scuderie De
Montel, avrebbe dovuto sorgere un istituto termale, il cui progetto è poi
naufragato), è stata ed è oggetto di varie osservazioni e progetti uno dei
quali prevede la sua completa trasformazione con l’inserimento di varie
funzioni, con un peso sportivo/ambientale molto importante. Solo per rendere
l’idea vale la pena osservare che in questo progetto si prevede la messa a
dimora di un bosco pubblico e di un parco tematico dedicato al gioco del calcio
(nella sua variante di calcetto a 5 e a 7, calcio tennis, calcio con la sabbia
e sue varianti); di uno specchio d’acqua e di una piscina scoperta; di varie
strutture sportive coperte (con uso di geotermia per l’alimentazione dell’acqua
calda). Della riqualificazione delle scuderie di Via Rospigliosi con la
realizzazione di spazi ricettivi (Campus San Siro) con la riqualificazione
anche degli edifici rivolti sulle vie Capecelatro e Piazza Axum e utilizzo di
volumetrie per ambito residenziale; la realizzazione di un piccolo parco
commerciale concentrato nell’area via Rospigliosi e via dei Piccolomini (Trotto
District); la trasformazione delle strutture del trotto per renderle di
supporto ai frequentatori dello stadio Meazza; la riqualificazione della
palazzina presente in via Aldobrandini in funzione medico sportiva con annesso centro
ippico e di ippoterapia.
Come si può immaginare anche da una descrizione rapida
e sommaria, questa ipotesi di lavoro è molto interessante e qualificante anche
se le perplessità rispetto all’ipotesi di portare funzioni di forte impatto dal
punto di vista della frequenza di fruizione e di impatto ambientale/acustico
per quanto concerne la parte dedicata allo svago (è magari da evitarsi
qualsiasi ipotesi inerente la presenza di un’area dedicata al divertimento in
stile luna park…). E’ evidente che anche questa è una partita importante sia
per la zona che per la città e, al fine di evitare situazioni di criticità sarà
opportuno seguire con attenzione gli sviluppi della trasformazione dell’area
che deve avere un senso rispetto a quanto già presente (funzione sportiva e
funzione residenziale).
Per ultimo vorremmo segnalare le attività inerenti l’Ospedale
San Carlo, di cui chi scrive aveva già dato informazioni nei mesi scorsi, in
quanto la Regione, con la Delibera n° X/7060 dell’11 Settembre scorso (una data
sempre da ricordare…), ha ribadito e deliberato la possibilità di costruire un
Ospedale nuovo che inglobi San Carlo e San Paolo in un’unica realtà ospedaliera
con l’aggiunta dello studentato per la funzione di polo universitario. Questa
volontà della Regione richiama la necessità di strutturare un accordo di
programma con il Comune di Milano in quanto la proprietà dei terreni su cui la
Regione pensa di costruire la nuova struttura sono del Comune e posti nei
pressi dell’area San Cristoforo, dove si prevede l’arrivo del capolinea della
M4 e, nel caso di reale costruzione del nuovo complesso ospedaliero, la stessa
potrebbe prolungarsi verso tale edificato. Prima dell’Accordo di Programma, che
impegna in maniera stringente le parti in causa, con la Delibera in questione
la Regione ha predisposto ed approvato un protocollo di Intesa che deve essere
sottoscritto dalla Regione, dal Comune, dal Ministero della Salute, dalla ASST
Santi Paolo e Carlo, dalla ATS Città Metropolitana, dall’Università degli Studi
di Milano. Come si vede gli attori in campo sono davvero tanti con funzioni ed
interessi programmatori differenti in relazione al ruolo (proprietari del
terreno, finanziatori, utilizzatori, fruitori etc.).
Per quanto riguarda la
funzione ospedaliera del San Carlo è chiaro che per il nostro territorio tale
realtà impatta in maniera importante e con la presenza di 2035 dipendenti, 723
posti letto accreditati (di cui disponibili 492), accessi, nell’anno 2016, di
4.121 ricoveri ordinari, 961.614 prestazioni ambulatoriali, 76.719 accessi di
pronto soccorso. Numeri pesanti, quindi (e simili a quelli del San Paolo), che
vedono per entrambi gli ospedali un bacino di utenza di circa 800 mila persone.
Una città molto importante, quindi. Una città, tra l’altro, che tende ad
invecchiare con quanto ne consegue dal punto di vista della gestione sanitaria
dei cittadini dell’area ovest della città e paesi limitrofi. Dati gli scambi di
corrispondenza tra le differenti realtà istituzionali si è pertanto dato corso
alla stesura del Protocollo di Intesa che è, come detto, un preliminare
esplorativo che valuti la possibilità di reperire il finanziamento dell’opera
di costruzione del nuovo ospedale, nell’ambito delle disponibilità finanziarie
richiamate nell’articolo 20 della Legge N° 67/1988, che avrà, come detto,
l’obbiettivo di raggruppare (e si spera ampliare) le funzioni dei due ospedali
territoriali. Alle spalle di questa valutazione/decisione in corso d’opera vi è
uno studio di fattibilità della direzione strategica dell’ASST Santi Paolo e
Carlo (invero “leggera”) che, pur mantenendo l’attenzione alle disponibilità
finanziarie ricevute in precedenza (48 milioni di euro per il San Carlo e 40
milioni di euro per il San Paolo) destinate alla riqualificazione dei due poli
ospedalieri esistenti, ha ritenuto opportuno ribadire la necessità della
costruzione di un nuovo polo ospedaliero valutando tre scenari nei quali
verificare il rapporto costi/benefici su cui orientare le future scelte
operative. Un rapporto che tiene conto, tra l’altro, del numero dei dipendenti, dei ricavi dalle
prestazioni ospedaliere, dal costo dei beni e servizi….
Insomma, da tutti i
parametri che possono partecipare a comprendere quale possa essere la scelta
migliore in termini di risparmio economico e miglioramento dell’efficacia delle
cure verso la popolazione tutta. Per esigenze di spazio non indichiamo le
modalità di valutazione complessiva degli scenari se non riferendo che quello
ritenuto migliore prevede la costruzione di un unico presidio ospedaliero con
l’investimento previsto dai 350/400 milioni di euro (anche se nel nostro Paese
una cosa è il preventivo e un'altra il consuntivo…) con la dismissione dei
vecchi edifici degli ospedali San Paolo e San Carlo dove sarebbero collocate le
realtà ambulatoriali presenti nella rete territoriale unitamente alle attività
ritenute a minore intensità di cura. In particolare per l’Ospedale San Carlo la
previsione sarebbe quella di collocare un presidio socio sanitario territoriale
(con presenza di, sintetizzando: centro prelievi, sportello unico del welfare,
scelta e revoca medico di famiglia, ambulatori specialistici, valutazioni
malati cronici, servizio vaccinazioni e screening, area dipendenze, area
giovani, area formazione) un presidio ospedaliero territoriale (con presenza
di, sintetizzando: degenza sub acuti, degenza cure palliative, degenza
riabilitazione, ambulatori di fisioterapia); un centro per la salute mentale;
un centro di assistenza limitata. Certamente la platea delle opportunità indicata
e vasta però poi, al di là della roboanza delle sigle è opportuno avere
contezza di come realmente intervenire per rendere il polo ospedaliero del San
Carlo, a 50 anni dalla sua inaugurazione, una realtà efficace ed efficiente per
l’ambito sanitario dell’ovest milanese.
Una realtà territoriale, questa,
che diventa sempre più anziana e con più
disparate patologie che devono essere affrontate con perizia, finanziando in
maniera opportuna le esigenze del polo ospedaliero, intervenendo per le
necessarie manutenzioni, alzando sempre più l’asticella della qualità delle
attrezzature, anche quelle di nuova generazione che dei professionisti che lì
lavorano.Come avrà compreso il lettore che fosse arrivato al termine
della lettura di queste righe, i temi inerenti piazza d’Armi, dell’area di San
Siro, dell’Ospedale San Carlo sono da considerarsi parte di un’unica
trasformazione in quanto impatteranno in maniera profonda e decisiva per la
qualità della vita della zona ovest della città e, visto quanto e cosa coinvolto,
il come ed il perchè delle scelte divengono elemento fondamentale per una
decisione congrua, competente, libera e funzionale. E, soprattutto, duratura
nel tempo. Continueremo a parlarne.
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