lunedì 23 ottobre 2017

Le trasformazione del nostro territorio: Piazza d’Armi, San Siro, Ospedale San Carlo




“Ma quanto bello spazio Madama Dorè…” verrebbe quasi da canticchiare la famosa canzoncina per bambini immaginando al grande spazio che è presente nella nostra zona nell’area di San Siro/Ospedale San Carlo/Piazza d’Armi. Un grande spazio che necessità, ad avviso di chi scrive, di un progetto complessivo che non sia un puzzle di funzioni ma organico allo sviluppo dell’area nella sua interezza ed integrità al fine di rappresentare una risorsa per la città ed i residente delle aree interessati anziché il combinato-disposto di più interessi che se, pur ovviamente leciti e discendenti da diritti (proprietari, edificatori e quant’altro), possano costruire e restituire alla città un modello di insediamento magari non ottimale per il futuro. Innanzitutto è opportuno ricordare che su Piazza d’Armi il PGT (anche grazie ad un emendamento presentato da chi scrive) non consente di costruire oltre il 50% della superficie (questo non si significa che si debba farlo…si può insediare anche meno della volumetria che sarebbe consentita) o, se vogliamo vederla dall’altro lato, l’area deve mantenere almeno il 50% di verde (se anche di più non si offende nessuno…

Come noto l’area di Piazza d’Armi è di proprietà dello Stato che ha delegato la società Invimit a svilupparne la vendita e la relativa trasformazione. Varie commissioni istituzionali, in Consiglio di zona/Municipio ed in Consiglio Comunale si sono svolte sul tema al fine di comprendere l’assetto dell’area, gli interessi, gli sviluppi, la tipologia di insediamenti possibili. Il tutto anche considerando che Milano, in questo momento, vede una grande possibile proliferazione di interventi di possibile residenziale che potrebbero essere sviluppati con una certa dose di rischio visto che, nonostante le buone notizie circa il superamento della crisi, le persone, le famiglie vivono ancora situazioni di difficoltà che rendono prudenti gli investimenti e dato che la città ha un potenziale edificatorio altissimo per quanto concerne la parte residenziale (vedi aree ex Expo oppure, ancor di più, quelle presenti negli scali ferroviari dismessi), è chiaro che la prudenza è d’obbligo. In questo momento la situazione è molto fluida con vari soggetti che hanno visionato l’area in questione, non ultima la dirigenza dell’Inter che potrebbe investire una cifra importante (si parla di circa 100 milioni di euro per collocare nell’area di piazza d’Armi una sorta di Pinetina 2 (oppure di trasferire la Pinetina a Milano ma ciò non è ancora chiaro). Se questa ipotesi diventasse realtà e l’Inter acquistasse l’area nella sua completezza si potrebbe avere una situazione molto interessante dal punto di vista ambientale con la presenza di verde a parco e di un centro sportivo che immaginiamo potrà essere di prim’ordine e con una risonanza a livello mondiale che renderebbe la zona ancor più marcatamente un’area a vocazione, vista la vicinanza con lo stadio Meazza. 

Ma queste sono ipotesi, anche se oggettivamente affascinanti. Ovviamente l’investimento è importante e, da quanto si è capito dalla lettura dei giornali, l’Inter potrebbe essere in attesa di conoscere l’esito del Congresso del Partito Comunista Cinese per avere il via libero ad un esborso così importante. Allo stato attuale possiamo dire che:
1.     sono in corso opere di caratterizzazione del terreno per verificare la necessità di bonifiche (dei cui esiti ho chiesto di avere notizie);
2.     permane il progetto del gruppo delle Giardiniere che da anni ha proposto un intervento di riqualificazione di una porzione dell’area;
3.     vi è la necessità di operare affinchè la benemerita “Unione Sportiva Visconti” mantenga la sua presenza in loco e continui la sua attività sportiva in favore dei giovani iniziata nel 1947;
4.     si dovrà valutare come intervenire per l’utilizzo dell’area urbanizzata dei vecchi magazzini militari dove, in qualche ambito, si erano insediate occupazioni abusive (le persone sono state allontanate ma nulla autorizza a pensare che non ritornino…). Per questa area chi scrive aveva anche pensato ad una sorta di progetto pilota chiamato “La città della pace” ma, a quanto sembra, non pare interessi ad alcuno. Probabilmente perchè non ha opportunità di remunerazione. Ma, chissà…

Questa, possiamo dire, è una fotografia minima della situazione che riguarda piazza d’Armi la cui riqualificazione non è più una ipotesi di scuola ma sta diventano un argomento di sempre più stringente attualità su cui, nei prossimi mesi, sarà importante porre la massima attenzione lavorando con la proprietà affinchè, pur nella differente distinzione dei ruoli, non vengano fatte scelte che possano diventare, nel tempo, “pesanti” per la cittadinanza come avvenne, qualche anno fa, con l’ipotesi della costruzione di un ipotetico stadio del Milan. Soluzione, questa, inadeguata in maniera assoluta per quell’area. Stessa opinione, ovviamente, se si fosse trattato di uno stadio targato Inter. Altra cosa, invece, un centro sportivo. Saremmo, come sempre, attenti a ciò che verrà a svilupparsi. 

Vicino all’area di piazza d’Armi abbiamo una situazione urbanistica che richiede un intervento di riqualificazione. Si tratta della dell’area dell’ex trotto di San Siro. Questa struttura, unitamente alle scuderie di via dei Rospigliosi, da anni è in disuso (recentemente ha anche subito delle devastazioni al suo interno) è in una situazione di “intermezzo” alla ricerca di una sua definizione funzionale. A seguito di una trasformazione delle funzioni compatibili sull’area (edificato anche al di fuori dell’ambito sportivo, giusto per semplificare) la proprietà SNAI (la società concessionaria di Stato che opera nel campo delle scommesse, non dei giochi o video lotterie, giusto per precisare) ha la possibilità di vendere o utilizzare i diritti edificatori presenti al fine di valorizzare economicamente quanto di sua spettanza. Ovviamente, di questi tempi, vale il discorso fatto in precedenza e, pertanto, di fronte a possibili difficoltà nel mettere direttamente in campo un’operazione urbanistico-residenziale che potrebbe non ottenere il risultato sperato, la proprietà potrebbe vendere le aree ad altri operatori, magari anche esteri, per la loro valorizzazione. Ovviamente, questa è un’ipotesi che dovrà essere poi suffragata dai fatti. 

Nel contempo l’area, che è posta al fianco dello stadio (nelle cui vicinanze, negli spazi occupati dalle ex scuderie De Montel, avrebbe dovuto sorgere un istituto termale, il cui progetto è poi naufragato), è stata ed è oggetto di varie osservazioni e progetti uno dei quali prevede la sua completa trasformazione con l’inserimento di varie funzioni, con un peso sportivo/ambientale molto importante. Solo per rendere l’idea vale la pena osservare che in questo progetto si prevede la messa a dimora di un bosco pubblico e di un parco tematico dedicato al gioco del calcio (nella sua variante di calcetto a 5 e a 7, calcio tennis, calcio con la sabbia e sue varianti); di uno specchio d’acqua e di una piscina scoperta; di varie strutture sportive coperte (con uso di geotermia per l’alimentazione dell’acqua calda). Della riqualificazione delle scuderie di Via Rospigliosi con la realizzazione di spazi ricettivi (Campus San Siro) con la riqualificazione anche degli edifici rivolti sulle vie Capecelatro e Piazza Axum e utilizzo di volumetrie per ambito residenziale; la realizzazione di un piccolo parco commerciale concentrato nell’area via Rospigliosi e via dei Piccolomini (Trotto District); la trasformazione delle strutture del trotto per renderle di supporto ai frequentatori dello stadio Meazza; la riqualificazione della palazzina presente in via Aldobrandini in funzione medico sportiva con annesso centro ippico e di ippoterapia. 

Come si può immaginare anche da una descrizione rapida e sommaria, questa ipotesi di lavoro è molto interessante e qualificante anche se le perplessità rispetto all’ipotesi di portare funzioni di forte impatto dal punto di vista della frequenza di fruizione e di impatto ambientale/acustico per quanto concerne la parte dedicata allo svago (è magari da evitarsi qualsiasi ipotesi inerente la presenza di un’area dedicata al divertimento in stile luna park…). E’ evidente che anche questa è una partita importante sia per la zona che per la città e, al fine di evitare situazioni di criticità sarà opportuno seguire con attenzione gli sviluppi della trasformazione dell’area che deve avere un senso rispetto a quanto già presente (funzione sportiva e funzione residenziale). 

Per ultimo vorremmo segnalare le attività inerenti l’Ospedale San Carlo, di cui chi scrive aveva già dato informazioni nei mesi scorsi, in quanto la Regione, con la Delibera n° X/7060 dell’11 Settembre scorso (una data sempre da ricordare…), ha ribadito e deliberato la possibilità di costruire un Ospedale nuovo che inglobi San Carlo e San Paolo in un’unica realtà ospedaliera con l’aggiunta dello studentato per la funzione di polo universitario. Questa volontà della Regione richiama la necessità di strutturare un accordo di programma con il Comune di Milano in quanto la proprietà dei terreni su cui la Regione pensa di costruire la nuova struttura sono del Comune e posti nei pressi dell’area San Cristoforo, dove si prevede l’arrivo del capolinea della M4 e, nel caso di reale costruzione del nuovo complesso ospedaliero, la stessa potrebbe prolungarsi verso tale edificato. Prima dell’Accordo di Programma, che impegna in maniera stringente le parti in causa, con la Delibera in questione la Regione ha predisposto ed approvato un protocollo di Intesa che deve essere sottoscritto dalla Regione, dal Comune, dal Ministero della Salute, dalla ASST Santi Paolo e Carlo, dalla ATS Città Metropolitana, dall’Università degli Studi di Milano. Come si vede gli attori in campo sono davvero tanti con funzioni ed interessi programmatori differenti in relazione al ruolo (proprietari del terreno, finanziatori, utilizzatori, fruitori etc.). 


Per quanto riguarda la funzione ospedaliera del San Carlo è chiaro che per il nostro territorio tale realtà impatta in maniera importante e con la presenza di 2035 dipendenti, 723 posti letto accreditati (di cui disponibili 492), accessi, nell’anno 2016, di 4.121 ricoveri ordinari, 961.614 prestazioni ambulatoriali, 76.719 accessi di pronto soccorso. Numeri pesanti, quindi (e simili a quelli del San Paolo), che vedono per entrambi gli ospedali un bacino di utenza di circa 800 mila persone. Una città molto importante, quindi. Una città, tra l’altro, che tende ad invecchiare con quanto ne consegue dal punto di vista della gestione sanitaria dei cittadini dell’area ovest della città e paesi limitrofi. Dati gli scambi di corrispondenza tra le differenti realtà istituzionali si è pertanto dato corso alla stesura del Protocollo di Intesa che è, come detto, un preliminare esplorativo che valuti la possibilità di reperire il finanziamento dell’opera di costruzione del nuovo ospedale, nell’ambito delle disponibilità finanziarie richiamate nell’articolo 20 della Legge N° 67/1988, che avrà, come detto, l’obbiettivo di raggruppare (e si spera ampliare) le funzioni dei due ospedali territoriali. Alle spalle di questa valutazione/decisione in corso d’opera vi è uno studio di fattibilità della direzione strategica dell’ASST Santi Paolo e Carlo (invero “leggera”) che, pur mantenendo l’attenzione alle disponibilità finanziarie ricevute in precedenza (48 milioni di euro per il San Carlo e 40 milioni di euro per il San Paolo) destinate alla riqualificazione dei due poli ospedalieri esistenti, ha ritenuto opportuno ribadire la necessità della costruzione di un nuovo polo ospedaliero valutando tre scenari nei quali verificare il rapporto costi/benefici su cui orientare le future scelte operative. Un rapporto che tiene conto, tra l’altro,  del numero dei dipendenti, dei ricavi dalle prestazioni ospedaliere, dal costo dei beni e servizi….

Insomma, da tutti i parametri che possono partecipare a comprendere quale possa essere la scelta migliore in termini di risparmio economico e miglioramento dell’efficacia delle cure verso la popolazione tutta. Per esigenze di spazio non indichiamo le modalità di valutazione complessiva degli scenari se non riferendo che quello ritenuto migliore prevede la costruzione di un unico presidio ospedaliero con l’investimento previsto dai 350/400 milioni di euro (anche se nel nostro Paese una cosa è il preventivo e un'altra il consuntivo…) con la dismissione dei vecchi edifici degli ospedali San Paolo e San Carlo dove sarebbero collocate le realtà ambulatoriali presenti nella rete territoriale unitamente alle attività ritenute a minore intensità di cura. In particolare per l’Ospedale San Carlo la previsione sarebbe quella di collocare un presidio socio sanitario territoriale (con presenza di, sintetizzando: centro prelievi, sportello unico del welfare, scelta e revoca medico di famiglia, ambulatori specialistici, valutazioni malati cronici, servizio vaccinazioni e screening, area dipendenze, area giovani, area formazione) un presidio ospedaliero territoriale (con presenza di, sintetizzando: degenza sub acuti, degenza cure palliative, degenza riabilitazione, ambulatori di fisioterapia); un centro per la salute mentale; un centro di assistenza limitata. Certamente la platea delle opportunità indicata e vasta però poi, al di là della roboanza delle sigle è opportuno avere contezza di come realmente intervenire per rendere il polo ospedaliero del San Carlo, a 50 anni dalla sua inaugurazione, una realtà efficace ed efficiente per l’ambito sanitario dell’ovest milanese. 

Una realtà territoriale, questa, che  diventa sempre più anziana e con più disparate patologie che devono essere affrontate con perizia, finanziando in maniera opportuna le esigenze del polo ospedaliero, intervenendo per le necessarie manutenzioni, alzando sempre più l’asticella della qualità delle attrezzature, anche quelle di nuova generazione che dei professionisti che lì lavorano.Come avrà compreso il lettore che fosse arrivato al termine della lettura di queste righe, i temi inerenti piazza d’Armi, dell’area di San Siro, dell’Ospedale San Carlo sono da considerarsi parte di un’unica trasformazione in quanto impatteranno in maniera profonda e decisiva per la qualità della vita della zona ovest della città e, visto quanto e cosa coinvolto, il come ed il perchè delle scelte divengono elemento fondamentale per una decisione congrua, competente, libera e funzionale. E, soprattutto, duratura nel tempo. Continueremo a parlarne.

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